Storia e simboli del tradizionale pranzo di Pasqua napoletano
Aprile 11, 2020
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La tradizione culinaria della Pasqua napoletana è ricca e variegata, piena di simboli e significati arcaici. Affonda le sue radici in epoche e storie lontane, alcuni piatti sono addirittura legati a culti pagani trasformati nel corso nel tempo nelle odierne tradizioni cristiane.
Il menù tipico di Pasqua è diviso in più portate.
L’antipasto è costituito dalla semplicissima “Fellata”, che di solito si gusta anche il Sabato Santo. Il termine proviene da “fetta”, in napoletano “fella”, perché è un piatto composto principalmente da prodotti tagliati appunto a fette. Si può variare in questo piatto, ma tre prodotti non possono mancare assolutamente. Questi sono la ricotta salata che, per la sua consistenza compatta, rappresenta l’unione familiare, la religiosità dei commensali, il salame che simboleggia la ricchezza contadina e quindi è di buon auspicio per la casa e i suoi abitanti e infine le uova, sode e tagliate a spicchi. Le uova sono sin dall’alba dei tempi cariche di significato. Utilizzate prima nei riti pagani, poi in quelli cristiani, rappresentano la perfezione, il ciclo di vita e rinascita e quindi di resurrezione. Questo piatto può essere arricchito, a seconda delle proprie preferenze, da altri salumi ma è da sempre anche “riutilizzato” a Pasquetta per le tradizionali scampagnate fuori porta.
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Dopo l’antipasto si prosegue con un piatto che solitamente si cucina anche a Natale ossia la “Minestra Maritata”. Questa prelibatezza ha origini antichissime, addirittura è citato nella celebre raccolta di ricette di epoca romana De Re Coquinaria di Marco Apicio. Diventa celebre sulle tavole napoletane in epoca di dominio spagnolo. Si definisce “maritata” in quanto celebra il matrimonio tra prodotti animali e della terra. La ricetta tipica prevede ben 6 tipi di verdure (broccoli di rape, broccoli di foglie, cicorielle, torzelle, cappucce e scarolelle) e 3 tipi di carne (manzo, pollo e maiale) uniti insieme con una lavorazione lenta e delicata in un legame perfetto.
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Ancora sulle nostre tavole arriva l’Agnello o con piselli o con patate. Non tutti amano questo tipo di ricetta e, aggiungerei per fortuna, non tutti mangiano l’agnello. La tradizione utilizza questo tipo di carne proprio perché simbolo della Pasqua Cristiana. Infatti l’agnello è inteso come Cristo, così come riporta il Nuovo testamento, e il suo sacrificio compiuto per la nostra salvezza. Simboleggia anche la mansuetudine, l’accettazione del dolore e soprattutto l’innocenza.
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Ogni pranzo non è completo senza il “Casatiello”. Il nome di questa buonissima portata deriva da caseus, cioè formaggio, per il gran quantitativo che ne viene utilizzato. Anche questa prelibatezza ha origini pagane, veniva infatti realizzata in primavera durante i festeggiamenti in onore di Demetra, dea dei raccolti. Diventa una specialità napoletana con il dominio spagnolo ed è citato anche da Giambattista Basile nella sua Gatta Cenerentola. Diventa un piatto tipico di Pasqua e un simbolo della cucina cristiana perché la sua forma ricorda la corona di Cristo ma anche il ciclo della vita e della Resurrezione. Anche qui vengono utilizzate le uova come rinascita ma “ingabbiate” da una croce di pasta che appunto ricorda il crocifisso. È una torta salata molto ricca e infatti a Napoli, per dire a qualcuno che ha un carattere particolarmente pesante, quasi difficile da digerire si esclama “si nu casatiello”! Anche gli avanzi del casatiello vengono consumati il Lunedì di pasquetta.
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E anche se le pance sono piene, si trova sempre spazio per una porzione, abbondante, del dolce tipico napoletano di Pasqua: la Pastiera.
Una dei dolci più antichi della tradizione, legato alle nostre radici, ovvero a Partenope, fondatrice di Napoli la cui leggenda narra che sia venuta ad adagiarsi sul golfo portando con sè ricchezza e pace e che il popolo, per ringraziarla, le abbia donato 7 ingredienti, 7 frutti della terra che lei ha unito insieme realizzando questa specialità. La pastiera infatti è composta da farina, simbolo di ricchezza, ricotta, segno di abbondanza e generosità, uova come sinonimo di fertilità, grano cotto nel latte, unione tra regno animale e vegetale, fiori d’arancio, allusione al profumo della terra napoletana, spezie, rappresentazione dei popoli stranieri e infine lo zucchero, la dolcezza del canto melodioso della sirena.
Il dolce è ricoperto da 7 strisce sottili di pasta frolla intersecate che realizzano dei rombi scenografici e che, secondo alcuni, rappresenterebbero l’antico tracciato stradale di Neapolis diviso in cardi e decumani.
Altri invece dicono che il dolce è stato inventato dalle capaci mani delle monache del convento di San Gregorio Armeno, in pieno centro antico, conosciute proprio per la loro maestria nella pasticceria.
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Auguro a tutti una Buona e serena Pasqua
Rita