Ercole al bivio

La tela di Annibale Carracci venne eseguita in occasione della decorazione del Camerino di Palazzo Farnese a Roma e ora è situata al primo piano del Museo di Capodimonte di Napoli.

Il tema iconografico del dipinto è la storia di Ercole adolescente. L’eroe è ricordato soprattutto per le strabilianti 12 fatiche, di cui parleremo in un prossimo articolo, ma, per conoscere i dettagli di questa tela, dobbiamo partire dall’inizio della storia.

Ercole nacque nella città di Tebe da Giove e dalla bellissima regina Alcmena. La nascita del bambino fece scatenare l’immediata ira di Giunone, moglie del grande traditore Giove. La dea era così gelosa del piccolo che, quando egli era ancora nella culla, gli inviò 2 enormi serpenti per soffocarlo. Ma il neonato, appena li vide, riuscì ad afferrarli ed ucciderli. Ercole dimostrò sin da subito di essere forte, coraggioso, orgoglioso e anche abbastanza irascibile. Un giorno, in un momento di ira, scagliò la cetra sul suo maestro e la madre Alcmena punì il figlio allontanandolo dal castello e affidandolo a dei pastori. Egli ne fu ben contento perché così potè imparare a cacciare, a tirare con l’arco e a non temere nulla, né la notte, né il freddo.

Un giorno, nel suo vagare, giunse ad un bivio, dove due donne lo attendevano. Una era  giovane  e bella e gli disse di seguirla lungo una strada piena di fiori che lo avrebbe condotto alla felicità; l’altra, che non era più giovanissima e neanche bella come la prima, gli indicò una strada fatta di rovi e sassi che lo avrebbe portato alla virtù.

Ed è proprio questo particolare episodio che ci racconta Annibale Carracci nella sua tela datata 1596.

Al centro della scena vediamo Ercole, nella bellezza scultorea del suo giovane corpo, seduto su di una roccia. Il suo corpo divide la scena in due parti; vediamo, sulla destra dello spettatore, una giovane donna, rappresentante quindi il Piacere che gli indica la strada verso la felicità. Il pittore ci rappresenta una via pianeggiante, piena di vegetazione, ricca di alberi e fiori ma, se aguzziamo la vista, in basso a destra non ci sono solo elementi naturali, ma anche degli oggetti come le maschere teatrali, partiture e strumenti musicali, carte da gioco: lussi e divertimenti che rappresentano i “vizi”, i desideri umani. La donna che indica il percorso, non solo ad Ercole, ma a tutti coloro che guardano la meravigliosa tela, è posta di spalle, vestita di un tessuto leggero, quasi del tutto trasparente, che mette in mostra il corpo e la schiena seducente della ragazza. Ella porta i capelli elegantemente raccolti e, anche se non vediamo del tutto il suo viso, sappiamo che è bella e giovane.

Dall’altra parte, divisa non solo dall’immagine dell’eroe, ma anche da un albero, ci appare uno scenario molto diverso. Un’altra donna, rappresentante la Virtù, indica un percorso in salita, roccioso, brullo, spoglio che porta alla gloria eterna. Ed è proprio la gloria che rappresenta la figura maschile in basso a sinistra , posto ai piedi della donna. Egli è un poeta, riconoscibile dalla corona di alloro che gli cinge il capo, pronto a cantare le gesta dell’eroe se sceglierà la giusta direzione. Sulla sommità della strada si vede Pegaso, simbolo di virtù e mezzo di ascensione al cielo. La donna  che ci indica la strada è posta frontalmente, è coperta, contrariamente all’altra, da un abito pudico, dai tessuti spessi e pesanti, che nasconde quasi del tutto il corpo.

Annibale Carracci decide di raffigurare il momento dell’indecisione del protagonista del racconto, le due donne infatti gli stanno indicando le strade diverse, ma possiamo percepire dallo sguardo di Ercole quale sarà la sua scelta: gli occhi dell’eroe sono leggermente voltati verso la donna pudica, verso la virtù, proiettati in direzione della strada più difficile da percorrere, quella faticosa, fatta di salite, di sassi e di dolore ma che porterà a alla gloria eterna, lo farà diventare immortale. “Vengo con te” disse Ercole alla Virtù!

Dott.ssa Rita Laurenzano

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