Le processioni degli incappucciati
Aprile 9, 2020
I riti della Settimana Santa in penisola sorrentina rappresentano, da secoli, il momento più esaltante della partecipazione delle Confraternite locali alla vita della Chiesa. Le processioni degli incappucciati che si svolgono il Giovedì Santo e il Venerdì Santo un po’ dovunque nelle cittadine della nostra penisola, lungi dall’essere viste come manifestazioni di puro folclorismo, sono il segno di una “pietas” popolare che affonda le sue radici in una profonda e intensa religiosità che nella meditazione sulla Passione e Morte di Cristo, trova il naturale confronto alle miserie dell’uomo.
Già nel 1300, a Sorrento, si ha notizia che alcune confraternite laicali, il Giovedì Santo, si recavano nelle diverse Chiese per la visita dei “Sepolcri”.
Sotto la denominazione dei Vicerè Spagnoli regnanti nel napoletano, le processioni acquisirono la forma attuale, con gli incappucciati ed i simboli della Passione di Cristo.
Questo grande atto di fede, sincero e vissuto, non sfugge all’occhio dello spettatore attento ad identificare le fasi più significative dei riti pervasi da quell’atmosfera, tragica e misteriosa che essi sanno suscitare, diventando documento di una manifestazione di fede che ogni anno si rinnova per un intimo e connaturato bisogno di espiazione e purificazione, con atto liberatorio che riconcilia l’uomo a Dio.
Pasqua è alle porte e in Campania sono diverse le tradizioni che celebrano questa ricorrenza. Una delle manifestazioni più note e cariche di significato sono le processioni che si svolgono nella Penisola Sorrentina. Esse sono tra gli avvenimenti più importanti e sentiti dalla popolazione. Sono uniche e coinvolgenti, hanno radici antichissime, racchiudono fede, tradizione, storia e cultura di un popolo.
Le processioni hanno origine antichissime, alcuni sostengono che questi riti risalgono al 1300 circa, come una forma di penitenza, svolto solo da monaci che portavano tra le strade cittadine un crocifisso in legno illuminato con dei lumi.
Poche informazioni abbiamo sui riti più antichi poichè la Penisola è stata, nel corso del tempo, più volte attaccata dai saraceni e, nel saccheggio del 1535, molti documenti appartenenti alle diverse chiese locali, furono bruciati.
Sotto il Viceregno Spagnolo, le processioni acquisirono l’attuale forma. Con i gesuiti, la manifestazione diventa ciò che ancora oggi vediamo nella settimana di Pasqua. I monaci, infatti, per poter far comprendere a tutti la parola e soprattutto gli ultimi istanti della vita di Cristo, decisero di introdurre i simboli della passione. In questo modo chiunque assisteva alle processioni, poteva comprendere realmente quanto accaduto.
Ulteriore cambiamento si assiste con il dominio di Gioacchino Murat. È noto che il governo francese fosse fortemente anticlericale e, nel periodo del suo potere, molte congreghe religiose furono soppresse. Per risolvere il problema della partecipazione alle processioni pasquali, la chiesa aprì le porte al popolo e da allora, non solo monaci ma anche laici, possono prender parte all’evento. Tale partecipazione si tramanda di padre in figlio ma può avvenire solo previo invito delle Congreghe che organizzano l’evento. Gli inviti vengono distribuiti nella settimana precedente la Domenica delle Palme agli uomini di ogni età.
Ogni processione è composta da circa 500 persone divise in più tronconi. Ad aprire il corteo c’è la banda musicale che suona solenni marce funebri, seguita dalle fiaccole o lampioni, e subito dopo i simboli delle Arciconfraternite quali la vela e il gonfalone. Un altro troncone è composto da partecipanti che portano fiaccole e lampioni, alternati dai Misteri “simboli” della Passione di Cristo, a seguire il Coro del Miserere composto da 130 persone. Il cuore di ogni processione è rappresentato dai simulacri dell’Addolarata e del Cristo Morto, portati a spalla. Chiude le processioni la “fratellanza” ed il Governo di ogni Sodalizio.
La prima processione, è organizzata dall’Arciconfraternita del SS. Rosario, che inizia il Giovedì Santo sera, alle 20:00.
La seconda è organizzata dall’Arciconfraternita di Santa Monica.
I partecipanti, indossano un saio bianco, che ricorda i primi sacchi indossati dai flagellanti nel medioevo, i quali appartenevano alle confraternite dedite al culto e alla preghiera. Il corteo si conclude con il rientro della statua della Madonna nella Chiesa della SS. Annunziata accompagnato dalle note dall’Ave Maria di Schubert.
L’ultima processione si svolge il Venerdì Santo alle 21.00 ed è organizzata dell’Arciconfraternita della Morte. I partecipanti indossando sai “neri”, partono dalla Chiesa dei Servi di Maria sede del sodalizio. Anch’essa dura circa 3 ore durante le quali viene portato tra le strade del centro un’antica statua del Cristo morto disteso su un sudario con un’espressione dolorosa; di questa statua si ignorano non solo l’autore ma anche la data esatta dell’esecuzione, ma secondo un’antica leggenda popolare sarebbe stata scolpita da un nobile cavaliere ingiustamente accusato di lesa maestà e che avrebbe ottenuto il diritto d’asilo, nella Chiesa di San Catello.
Le tre processioni si svolgono in un silenzio irreale, sotto lo sguardo commosso della popolazione ma anche di tanti turisti che si recano in Penisola solo per poter vivere questo momento di grande spiritualità dal vivo. Le strade sono affollate, illuminate solo dalle fiaccole e dai tanti flash di smartphone e delle fotocamere di giornalisti e curiosi che provano ad immortalare i momenti più intensi.
Da secoli la popolazione mai ha rinunciato a questi sacri appuntamenti. Solo una volta, nel 1943, nel momento cruciale del secondo conflitto mondiale, i confratelli delle arciconfraternite decisero di non svolgere le processioni per i bombardamenti nel napoletano da parte dei tedeschi. Ma anche quell’anno era tutto pronto. Dopo ben 75 anni, quest’anno per l’Emergenza coronavirus in tutto il mondo, le processioni non potranno effettuarsi con il dispiacere ma anche l’infinita comprensione di tutti. Torneranno e non rappresenteranno solo la Resurrezione di Cristo ma anche quella di un popolo, di un immenso popolo, che si solleverà anche da questo triste e difficile momento.
Dott.ssa Rita Laurenzano
Per quest’articolo ringrazio di tutto cuore Luigi Cammarota e Giancarlo Della Pietà per avermi fornito tantissime informazioni!
Ringrazio Susy Serbandini per le splendide fotografie e Luca Ciampa per l’immediato supporto